Canto VI

“È il primo pomeriggio della domenica di Pasqua, 10 aprile 1300. Dante e Virgilio continuano il loro viaggio nell’Antipurgatorio, la zona che precede il Purgatorio vero e proprio, dove le anime si affollano attorno al vivo, chiedendogli di pregare per loro una volta tornato sulla Terra. Le anime purganti, infatti, possono avanzare nel loro stato di purificazione grazie alle preghiere dei loro cari. Solo un’ombra se ne sta in disparte, osservando attentamente i due pellegrini che si avvicinano per chiedere qual è la via più breve per la cima della montagna. L’ombra è quella del poeta Sordello, che riconosce il suo conterraneo Virgilio (entrambi erano nati vicino Mantova) e lo abbraccia festosamente. La scena di amor patrio suscita subito la reazione di Dante, che pensa a quanto la sua Italia sia invece divisa in inutili rivalità”.

Sordello, uomo d’armi, trovatore, amante. La vita. (1200 c.a – 1269)

La prima poesia d’arte in volgare che abbia circolato in Italia, tra secolo XII e secolo XIII, non era scritta in un volgare italiano. Anche il lettore non specialista lo sa, magari senza saperlo, cioè senza aver messo bene a fuoco la cosa: basta che abbia letto i canti VI-VIII del Purgatorio, là dove Dante e Virgilio incontrano il poeta Sordello, che si commuove quando per caso viene a sapere che Virgilio è, come lui, mantovano: «e l’ombra, tutta in sé romita, / surse ver’ lui del loco ove pria stava, / dicendo: “O Mantoano, io son Sordello / de la tua terra!”; e l’un l’altro abbracciava»; dopodiché parte il famoso lamento sull’Italia di dolore ostello, devastata dalle faide. Mantovano, Sordello, anzi di Goito, a una dozzina di chilometri da Mantova; ma, come spiegano i commenti, poeta in lingua d’oc, la lingua dei trovatori della Francia meridionale (trasferendo l’azione nell’aldilà, la Commedia non solo può rimescolare le cronologie, facendo recitare sullo stesso palcoscenico, poniamo, il Sinone omerico e il falsario fiorentino Mastro Adamo, ma anche mettere in cortocircuito le lingue: così, in questa macedonia di idiomi, un rimatore in provenzale può parlare a un poeta latino, mantovano come lui, adoperando però il fiorentino di Dante). Sordello è il più celebre dei trovatori d’Italia, raccogliendo sotto questa etichetta sia coloro che in Italia nacquero sia coloro – più numerosi – che in Italia vennero al seguito di signori stranieri in transito, o vi si stabilirono mettendosi al servizio di signori italiani. Si tratta di un numero cospicuo di autori, e di varie decine di testi.

C. GIUNTA, L’Italia dei trovatori, “Domenica – Il Sole 24 ore”, 3 giugno 2018

Purgatorio Canto VI - La Divina Commedia

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Ahi serva Italia… Il commento di Vittorio Sermonti

Purgatorio, canto VI: lettura di Arnoldo Foà

 

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