“Da molte stelle”

Come distinta da minori e maggi
lumi biancheggia tra’ poli del mondo
Galassia sì, che fa dubbiar ben saggi;
sì costellati facean nel profondo
Marte quei raggi il venerabil segno
                            che fan giunture di quadranti in tondo. (Pd. XIV, 97-102)

Le costellazioni.

« E [l’astronomia] più che alcune delle sopradette [(scienze] è nobile e alta per nobile subietto, che è de lo movimento del cielo, e alta e nobile per la sua certezza, la quale è senza difetto, sì come quella che da perfettissimo e regolarissimo principio viene. E se difetto in lei si crede per alcuno, non è da la sua parte, ma, sì come dice Tolomeo, è per la negligenza nostra, e a quella si dee imputare. » (Convivio, II, 13)

“Nelle opere di Dante l’astronomia è designata come Astrologia (v.), secondo l’uso corrente al suo tempo. Le sue nozioni astronomiche D. approfondì (dice il Nardi) con l’opera di Alfragano, che nella traduzione latina reca il titolo Liber de Aggregationibus Scientiae Stellarum et Principiis Coelestium Motuum, e che altro non è se non un riassunto dell’Almagesto di Tolomeo. Dante stesso, del resto, nel Convivio cita esplicitamente il libro de l’Aggregazion[i] de le Stelle (II V 16). Il suo schema teorico fondamentale è quindi prettamente tolemaico, con la Terra immobile al centro dell’universo, intorno alla quale ruotano Sole e Luna e, mediante cicli ed epicicli, i cinque pianeti, due dei quali, Mercurio e Venere, fra la Luna e il Sole. Si hanno così le sette sfere tradizionali, cui è sovrapposta l’ottava delle stelle fisse, alla quale si riconoscevano due movimenti: lo movimento ne lo quale ogni die si rivolve… E… lo movimento quasi insensibile… da occidente in oriente per uno grado in cento anni (Cv II XIV 10-11), cioè il movimento diurno e quello contrario, intorno a un altro asse, che provoca il lento spostamento dei punti equinoziali lungo l’eclittica. (Enciclopedia Dantesca Treccani)

R. Barletti (Osservatorio di Arcetri), Osservando il cielo con la Divina Commedia

Astronomia nella Divina Commedia, a c. dell’Osservatorio di Arcetri (PPT)

«E come ‘l volger del ciel de la luna
cuopre e discuopre i liti sanza posa,
così fa di Fiorenza la Fortuna» (Par. XVI, 82-84).

Dante e la scienza (parte prima: i pianeti del sistema solare)

Dante e la scienza (parte seconda: la luna e il sole)

«Ma seguimi oramai che ‘l gir mi piace;
ché i Pesci guizzan su per l’orizzonta,
e ‘l Carro tutto sovra ‘l Coro giace,
e ‘l balzo via là oltra si dismonta» (Inf. XI, 112-115)

Dante e la scienza (parte terza: le stelle)

P. BOITANI, Il grande racconto delle stelle, Bologna, Il Mulino, 2012

L’uso che Dante fa delle stelle è dunque astronomico, metafisico, psicologico, descrittivo ed estetico. Astronomico, perché il suo interesse è dinamico, verso i movimenti degli astri e nella volta celeste, e perché essi gli servono per indicare date od ore con precisione. Metafisico, perché le stelle – che già nel Convivio egli aveva indicato come equivalente della metafisica – gli tornano utili a descrivere la vera struttura dell’universo. Psicologico, perché utilizza le immagini sideree per fornire il corrispettivo di suoi stati d’animo. Descrittivo, perché impiega le similitudini con le stelle per far comprendere al lettore le epifanie e i movimenti – soprattutto le danze – degli spiriti beati, di cui quelle sono mere ombre. Entro queste dimensioni si apre poi uno spazio squisitamente estetico, cioè di godimento della bellezza delle stelle: non per niente, Dante le chiama spesso «cose belle» o «bellezze». È, la sua, una gioia stupita e primeva davanti alla pulchritudo dell’universo, quella che egli esprime attraverso il sorriso di Trivia e delle ninfe eterne, della volta tutta; quella che indica nel godimento che il cielo prova alle «fiammelle» delle stelle australi. Bellezza, dunque, della Creazione, e della piccola, umana creazione poetica che la imita. 

P. BOITANI, Dante e le stelle. Futura Festival 2015

 

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